Piano industriale Monte dei Paschi continua: sta cercando un partner per la gestione del back office in outsourcing

Scritto il alle 01:49 da carloscalzotto@finanza

Mps cerca un socio per l’outsourcing del back office (esternalizzazione di alcune attività attualmente svolte dai dipendenti)

 

Si sa…mentre il Codacons attacca il fondo concesso alla banca …il conto viene presentato anche ai “dipendenti”.
Il Monte dei Paschi sta cercando un partner per la gestione del back office in outsourcing. Non si tratta altro che della famigerata (per i dipendenti) esternalizzazione di alcune attività che attualmente sono svolte all’interno dell’istituto. Il Monte sta quindi continuando a perseguire il piano industriale che prevede ai attuare un risparmio con la riduzione dei costi del personale, la maggiore efficienza nei processi interni e l’esternalizzazione di parte delle attività
attualmente svolte all’interno.

La banca sta dunque preparando il bando di gara e la conferma arriva dall’ad Viola, che – a margine del direttivo Abi – ha dichiarato: “Entro fine marzo faremo la gara per selezionare il partner”.
Dalle ore 17 è anche in corso la riunione del Tar del Lazio che deve decidere sul ricorso presentato dal Codacons contro la concessione al Monte dei Paschi di 3,9 miliardi di euro di Monti Bond.

L’associazione dei consumatori vuole dimostrare che non è il caso di fornire tale aiuto alla banca, perché la contabilizzazione patrimoniale del Monte ha numeri diversi da quelli comunicati.

Il Codacons ha presentato a sostegno della propria tesi una relazione di Giuseppe Bivona (analista di TB & Partners), il quale aveva già sollevato il problema nel corso della conference call del 7 febbraio scorso. In quell’occasione Viola e Mingrone avevano analizzato  la chiusura a -730 milioni delle perdite della banca.
Secondo la stima di Bivona, invece, il Monte dovrebbe contabilizzare in modo diverso le operazioni di pronti termine a lunga scadenza (30 anni) legate ai prodotti strutturati; questo potrebbe portare un aumento del “rosso” fino a 1,5 miliardi di euro. L’analista aveva già espresso i propri dubbi nella conference call, ma la banca aveva risposto ricusando l’ipotesi. source
Alla domanda di Bivona se non fosse molto “probabile che le cosiddette operazioni di Long term Repo, eseguite su Btp di lunga scadenza le cui cedole sono state swappate, nascondano in realtà un derivato di credito (credit default swap)”. (I Cds, a differenza del Repo, sono strumenti di trading e devono essere contabilizzati al loro valore corrente di mercato, mark to market)., il cfo Mingrone aveva risposto: “Queste operazioni che Mps ha in essere sono operazioni che sono comuni al sistema bancario e sono documentate in questo modo non solo da Mps ma, diciamo, nel mercato. Tant’è che la prassi è quella che poi guida la metodologia di contabilizzazione. Sono state documentate correttamente e rappresentate da un punto di vista contabile correttamente, iscrivendo al passivo il long term repo e all’attivo il Btp. Quindi non abbiamo, sulla base dei principi contabili oggi in essere, ragione di ipotizzare che ci siano cambiamenti necessari in termini della rappresentazione che è stata data in bilancio di queste operazioni”.
Ma evidentemente la risposta non ha convinto Bivona, che ha presentato il proprio rapporto a Codacons, la quale ha corredato il ricorso proprio con tale documento.
E oggi toccherà alla Corte dei Conti, che l’associazione dei consumatori ha diffidato, basando le proprie contestazioni sullo stesso rapporto.

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