Spending review: L’Usb scende in piazza contro il decreto che taglia la spesa pubblica per liberare risorse da destinare alle banche

Scritto il alle 09:46 da carloscalzotto@finanza

L’Usb scende in piazza contro il decreto che taglia la spesa pubblica per liberare risorse da destinare alle banche. Questa mattina primo Sit In di protesta a Montecitorio. Venerdi 6 luglio giornata di mobilitazione nazionale contro la trappola della spending review.

Con il pretesto di evitare l’aumento dell’IVA che avrebbe di per sé effetti irrimediabilmente depressivi sull’economia, il Governo e Cgil-Cisl-Uil-Ugl si apprestano a sedersi intorno ad un tavolo per definire un piano di tagli che dovrebbe trovare risorse fra i 5 e i 10 miliardi di euro. source

 

I giornali e le tv hanno dipinto Monti come il trionfatore di Bruxelles. Ma osservatori autorevoli come il Financial Times sfottono un po’ questa apologia.

Mario Monti riferirà alla Camera giovedì pomeriggio sull’esito del vertice europeo, ma più tempo passa, meno brillante sembra essere il suo vantato successo nella dura trattativa con Angela Merkel….
A Bruxelles, il presidente del consiglio ha strappato il cosiddetto meccanismo calma-spread, ma ieri Olanda e Finlandia (alleati di ferro della Germania) lo hanno rimesso in discussione.

Ieri i mercati hanno galleggiato sulla parità, più sensibili ai dati drammatici dell’economia reale.

Se la borsa di Wall Street ha perso mezzo punto secco appena è stato comunicato l’indice Ism manifatturiero negli Stati Uniti di giugno, sceso a 49,7 da 53,5 punti di maggio (dato peggiore delle delle stime degli analisti), le borse europee hanno frenato anche sui dati della disoccupazione dell’eurozona a 17 paese, salita all’11,1%, la più alta dai tempi dell’introduzione dell’euro.

Né i mercati hanno gradito le prese di posizione di Olanda e Finlandia, che hanno ribadito la loro contrarietà a che il fondo salvastati Esm acquisti titoli di stato dei paesi in difficoltà sul mercato secondario, punto centrale del piano calma-spread italiano.

Già, lo spread: il differenziale tra i Btp e i Bund tedeschi è sceso a 423 punti base, con i titoli italiani che scambiano al 5,71%. Meglio della settimana scorsa, ma nulla di più. Piuttosto si spera in un taglio dei tassi della Bce, dopodomani.
«Per il governo tedesco contano i risultati», ha risposto il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert a Berlino alla domanda se Angela Merkel si sentisse sconfitta o meno da Monti, aggiungendo che «al vertice si sono prese decisioni importanti coerenti con la linea tedesca». Sul Financial Times, l’editorialista Wolfgang Munchau dà una lettura del vertice Ue molto realista: se Monti ha «sfidato» Merkel e ha «vinto la battaglia», il «vero vincitore» del summit di Bruxelles è stato «il cancelliere tedesco, non Monti».

La spiegazione è più che corretta: per Munchau, Monti è stato «intelligente» a minacciare il veto su «qualcosa di cui la Merkel aveva urgente bisogno», riferendosi al piano per la crescita da 120-130 miliardi di euro. Il presidente del Consiglio ha messo la Merkel «nell’angolo» e «sopravviverà qualche settimana o mese in più in politica», «un esempio di classica diplomazia Ue». Ma «dietro le quinte», si legge su Ft, si vede che, «almeno per l’Italia, non è cambiato assolutamente nulla». Anzi: il fondo salva-Stati poteva già acquistare titoli italiani sul mercato ma non era utilizzato e l’Italia deve comunque firmare un memorandum d’intesa (Mou) ed essere soggetta alla Troika (Commissione Ue, Bce, Fmi), anche se la procedura sarà «meno invasiva», permettendo all’Italia di «salvare un po’ più la faccia». Resta il fatto che la capacità di fuoco dell’Esm (European stability mechanism) di 500 miliardi di euro «non è cambiata», prosegue Munchau, osservando che questa somma, «semplicemente, non è abbastanza».

Quindi, «Monti si sarà assicurato il giusto accordo politico, ma per risolvere il problema delle dimensioni dell’Esm avrebbe dovuto veramente insistere su una licenza bancaria».

Per questo, è la Merkel la «vera» vincitrice: la cancelliera è riuscita a mantenere invariate le responsabilità della Germania. «Qualcuno – scrive – dovrà spiegarmi com’è possibile non avere alcun cambiamento nelle responsabilità complessive della Germania, né delle politiche della Bce, e comunque (dire) che adesso l’Italia e la Spagna possono essere al sicuro, quando non lo erano una settimana fa»

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