Agenzie di Rating sotto accusa e indagini in corso, lo spread scende e il Bund è short

Scritto il alle 13:10 da balrock@finanzaonline

Le aste dei titoli pubblici europei sono sempre più sotto la lente di ingrandimento. Soprattutto quando non tutto il quantitativo offerto viene collocato, come è accaduto in novembre per i bund tedeschi. L’episodio segnala più che altro una difficoltà delle banche a ricoprire il ruolo di acquirenti preferenziali di titoli di Stato, per la minore liquidità del mercato, l’accresciuta volatilità dei corsi, la rarefazione della domanda proveniente da investitori finali e per i vincoli di bilancio. La soluzione è ammettere alle aste anche i risparmiatori privati, come negli Stati Uniti..IL RUOLO DEL PRIMARY DEALER(operatore principale) Banca o impresa d’investimenti operante sul mercato telematico dei titoli di Stato (MTS) che svolge il ruolo di vero e proprio operatore principale.
Tanto rumore per nulla quindi ? Vero fino a un certo punto.
Intanto occorre dire che, nell’asta del 23 novembre, il divario tra il quantitativo offerto e quello domandato è stato superiore agli altri casi. Più che un segnale di sfiducia verso l’emittente, però, rappresenta una spia del mutato ruolo delle banche nel sostegno agli Stati sovrani per il collocamento del debito.
Il buon esito dei collocamenti sui mercati primari (in Germania, come in Italia come negli Stati Uniti, solo per citare i più grandi mercati mondiali) dipende infatti in misura significativa dal sostegno dei Primary Dealers, ossia di operatori specializzati nella negoziazione di titoli pubblici che assumono precisi obblighi nei confronti dell’emittente, i principali dei quali sono di assorbire quote significative di titoli in emissione e fornire un’adeguata liquidità al mercato secondario offrendo nel continuo quotazioni in acquisto e in vendita sui titoli emessi.
Le banche, però, si stanno dimostrando sempre meno disponibili a svolgere tale compito. La minore liquidità del mercato, l’accresciuta volatilità dei corsi, la rarefazione della domanda proveniente dagli investitori finali, i vincoli di bilancio, lo rendono troppo rischioso e oneroso, sia pure nei confronti del “titolo principe” (il bund che dopo analizzeremo) tra i governativi europei, di cui parleremo dopo nel finale.
La soluzione probabilmente è da cercare in un ampliamento nel novero dei soggetti da ammettere direttamente alle operazioni di mercato primario – con l’inclusione degli investitori finali e, perché no, anche dei risparmiatori privati, sul modello statunitense dove tutti possono partecipare in proprio. In tanto lo spread tra BTp e Bund, il rendimento assoluto dei titoli di Stato italiani lungo la curva dai due ai trent’anni e persino il costo dei Cds che assicurano il rischio-Italia, sono tutti migliorati, e molto, da quando Standard & Poor’s ha tagliato il rating sovrano italiano al temuto livello “BBB+“.  L’ ultimo declassamento, venerdì scorso, era stato un tonfo di due gradini. Dall’ Italia che era stata portata in BBB+, lo stesso livello di Perù, Colombia e Kazakistan, non so se vi rendete conto!! Ma nel retrocedere l’ Italia, Standard and Poor’ s ha agito correttamente? O qualcuno ha favorito la speculazione, magari con una soffiata preziosa alla vigilia del declassamento? Confidiamo tutti nella Procura di Trani lavora sulla seconda ipotesi e sospetta che «informazioni privilegiate» riguardo all’ imminente taglio al rating italiano da parte di S&P siano state diffuse «a un numero indeterminato di soggetti a mercati ancora aperti» con «le conseguenti ricadute negative per la Repubblica italiana». A caccia di prove che lo possano dimostrare, ieri il pm Michele Ruggiero ha coordinato un’ operazione della Guardia di Finanza nella sede milanese dell’ agenzia di rating. Sotto la lente dei militari delle Fiamme gialle sono finiti documenti e computer: alla ricerca di mail che testimoniassero la fuga di notizie sull’ imminente report negativo. Informazione capace di alterare il normale andamento delle Borse. Ipotesi che la stessa Procura aveva già formulato per i precedenti downgrade, accusando le agenzie di rating S&P e Moody’ s di aver dato «giudizi falsi infondati o comunque imprudenti» che avrebbero condizionato il mercato. Il miglioramento è stato fotografato venerdì sera senza che si evidenziassero zone oscure: lo spread a 432 punti, il BTp decennale al 6,30% e quello trentennale sotto il 7%, le escursioni sotto il 4% dei BTp con vita residua di due anni, i Cds a quota 464 punti dai 503 registrati lo scorso venerdì 13, giorno della retrocessione. Questo allentamento delle tensioni sul rischio-Italia è ancor più significativo e premiante se si tiene conto di altre aggravanti: nella prima settimana dell’inedita “BBB+”, l’Italia è stata minacciata a più riprese da Fitch per un imminente declassamento, anche di due gradini, mentre l’economia italiana è stata “retrocessa” per via della previsioni sulla recessione 2012, con il calo fino a -2,2% del Pil per il Fondo monetario. Uno spread rientrato così vistosamente e velocemente, assieme a rendimenti in deciso allontanamento dalla zona pericolo del 7%, riportano, comunque, in primo piano quei fondamentali italiani “buoni” che fino allo scorso dicembre stentavano a farsi vedere e valere ma che fino allo scorso luglio rendevano appetibili i BTp per i portafogli stranieri: oltre al debito privato contenuto rispetto alla media europea, all’elevato tasso di risparmio degli italiani, al sistema bancario solido e all’assenza di bolle speculative, l’Italia ha varato manovre correttive e strutturali importanti e decisive come quelle del Governo Monti sul sistema pensionistico e sulla lotta all’evasione fiscale che hanno confermato ai mercati e all’Europa la tenuta della linea del rigore sui conti pubblici italiani: una disciplina che rende più alla portata il quasi-pareggio di bilancio anche in condizioni eccezionalmente avverse, anche se come ho sottolineato più volte non è solo con i tagli e aumenti tasse che l’economia reale può andare avanti. Il multiforme pacchetto di riforme strutturali volte a sostenere la crescita, e che ha visto la luce ieri tra liberalizzazioni e semplificazioni, ha chiarito ai mercati e alle istituzioni europee che il Pil resta una priorità per il Governo Monti. Ecco la conferenza stampa del Ministro Monti sulle liberalizzazioni e riforme struttorali per rimuovere l’insufficente concorrenza dei mercati e l’ineguatezza delle infrastrutture.

Analizzando il Bund: continuo l’analisi fatta in precedenza, dove ipotizzavamo una discesa da area 140, con una possibile rottura della dinamica QUI l’articolo da dove ipotizzavamo l’inizio dello short, ora è partito il trend a ribasso e si stopperebbe solo alla ripresa di area 139.30, l’ostacolo che incontreremo sulla nostra strada, improntata a ribasso, è a quota 136.80/90 che verrà testato nei prossimi giorni e darà una concreta validità all’ipotesi di ribasso che prevedo continui.

Per vedere le analisi in programma per domani andate nella home QUI

 

2 commenti Commenta
vvergani
Scritto il 23 Gennaio 2012 at 01:31

ottima analisi, domani mi aspetto un rimbalzello per poi scendere al livello detto da te… vediamo se lo spread rompe a ribasso la trendline

Scritto il 10 Febbraio 2012 at 21:14

Balll che ciapet che hai… meno male che le medie sono utilizzabili con il senno del poi;-)) complimenti per il minimo perfetto

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