Unicredit è a rischio con il DOWNGRADE Austriaco e Ungherese

Scritto il alle 11:14 da carloscalzotto@finanza

L’Austria perde il rating tripla A di Standard & Poor a causa dei suoi legami con la vicina Italia, suo secondo più grande partner commerciale, e per l’Ungheria, dove le banche del paese alpino, sono i più grandi istituti di credito.

L’Austria ha visto l’ascesa del costo per il suo finanziamento dal mese di settembre per quanto riguarda l’aumento del debito sovrano e il deficit potrebbe salire ulteriormente, in quanto si troverà costretta a pompare più denaro nel  settore bancario, a causa delle perdite in aumento sia in Ungheria che in altri paesi dell’Europa orientale.

Il rischio che la debolezza economica in Italia, suo secondo più grande cliente per
l’esportazione dopo la Germania, potrebbe colpire la crescita e si aggiunge alle già citate preoccupazioni. Mentre il governo ha iniziato a far tagli alla spesa addizionale e aumenti delle tasse, attuando provvedimenti per limitare il rischio delle banche, non è riuscito però a mettere un freno all’indebitamento del paese.

I legami austriaci con l’Italia si sono trasformati in un altro potenziale fattore di rischio. I prestiti delle banche austriache per i mutuatari italiani è 24,4 miliardi dollari, secondo i numeri della BRI. Il secondo più grande creditore di Vienna è di proprietà della banca italiana UniCredit SpA, che ha  divorato il 7,8% delle esportazioni in Austria nel 2010, cioè la seconda quota maggiore dopo la Germania.

Inoltre le banche austriache sono i maggiori finanziatori della parte ex comunista d’Europa, avendo prestato all’incirca 266 miliardi dollari, vale a dire il 70% del prodotto interno lordo del paese. Mentre sono redditizi nella maggior parte dei paesi, in Ungheria le perdite sono in aumento, il cui governo ha imposto il fisco più alto d’Europa, costringendo le banche ad ingoiare le perdite del loro debito su valuta estera.
Per questo motivo il WIFO (Österreichisches Institut für Wirtschaftsforschung) istituto di ricerca di Vienna, ha recentemente tagliato le sue  previsioni di crescita 2012 , causa gli ultimi tagli di bilancio del governo, con previsione verso l’alto della disoccupazione. Rivede anche il prodotto interno lordo in crescita dello 0,4%, in calo rispetto alla previsione fatta lo scorso settembre dello 0,8%. Questa notizia è presa da BLOOMBERG, quindi da una fonte autorevole, mette in rilievo l’effetto domino e l’affanno con cui sta avvenendo questa ripresa; Ad esempio, con l’arrivo di Mario Draghi alla Banca centrale europea è coinciso con un taglio dei tassi. Una misura auspicata da economisti di diversa scuola, che in nulla deve farci temere un ritorno agli anni dell’azione discrezionale da parte delle banche centrali «inflazioniste»: Draghi è di un’altra pasta, un civil servant serio che sarà «tedesco» quanto basta da tutelare l’euro sopra ogni cosa.

E sa benissimo che un conto è tagliare i tassi di quanto basta per agevolare un poco la ripresa, e ben altra cosa è l’ipotesi impossibile di usare, come in passato, l’inflazione come valvola d’uscita dalla crisi. Un euro forte è un bene per tutti: perché dalla reputazione della moneta dipende quella di tutta la Ue. Le imprese italiane, tradizionalmente esportatrici, saranno aiutate dal taglio dei tassi. Ma non è dalla Bce che può venire la soluzione alla crisi del debito, e ce ne stiamo accorgendo anche noi. La cosa migliore che possiamo prendere dalla Bce sono i buoni consigli che prima Jean-Claude Trichet e ora Draghi non si sono rifiutati di darci, come italiani. Idee preziose e importanti, a cominciare da quella di una importante riforma del mercato del lavoro che tocchi anche la flessibilità in uscita.

Perché quelle riforme siano possibili, però, ci vuole, come ha detto il capo dello Stato, coesione nazionale, insomma finalmente l’Europa UNITA .

QUI trovate l’analisi su Unicredit e altre banche italiane in programma per domani.

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