Crisi economica pesa sulla famiglie italiane: ultimo bollettino Bankitalia e le pensioni ai parlamentari

Scritto il alle 00:45 da balrock@finanzaonline

In termini reali, la ricchezza complessiva rispetto alla fine del 2009 è diminuita dell’1,5%. Dalla fine del 2007 il calo è stato pari al 3,2%.
La crisi economica pesa sui portafogli delle famiglie italiane. Secondo quanto emerge dall’ultimo bollettino statistico di Bankitalia “alla fine del 2010 la ricchezza netta delle famiglie italiane, cioe’ la somma di attivita’ reali (abitazioni, terreni, ecc.) e di attivita’ finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.), al netto delle passivita’ finanziarie (mutui, prestiti personali, ecc.), e’ risultata pari a circa 8.640 miliardi di euro”. Dalla fine del 2007, quando
l’aggregato ha raggiunto il suo valore massimo, il calo e’ stato pari al 3,2%.

La ricchezza netta complessiva, a prezzi correnti, tra la fine del 2009 e la fine del 2010 e’ rimasta invariata. All’aumento delle attivita’ reali (1,1 per cento) ha corrisposto, spiega Bankitalia, infatti, una diminuzione delle attivita’ finanziarie (0,8%) e un aumento delle passivita’ (4,2%). In termini reali, la ricchezza complessiva rispetto alla fine del 2009 e’ diminuita dell’1,5%

Secondo stime preliminari inoltre, nel primo semestre 2011 la ricchezza netta delle famiglie sarebbe leggermente aumentata in termini nominali (0,4%) per effetto di un aumento delle attivita’ sia reali (1,2%) sia finanziarie (0,4%), nonostante le passivita’ abbiano fatto registrare un incremento del 5,4%. Tenuto conto dell’andamento degli indici di prezzo in questo semestre si conferma una moderata tendenza flettente della ricchezza netta in termini reali.

Secondo quanto emerge dal bollettino di Bankitalia, la distribuzione della ricchezza e’ caratterizzata da un elevato grado di concentrazione: molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza; all’opposto, poche famiglie dispongono di una ricchezza elevata.

Le informazioni sulla distribuzione della ricchezza, desunte dall’indagine campionaria della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane, indicano che alla fine del 2008 la meta’ piu’ povera delle famiglie italiane deteneva il 10% della ricchezza totale, mentre il 10% piu’ ricco deteneva quasi il 45% della ricchezza complessiva. Fonte

 Manovra finanziaria Monti: Pensioni ai parlamentari

In tanto oggi alle 20 L’Ufficio di presidenza della Camera ha approvato il passaggio al nuovo sistema, per intero ai nuovi eletti e pro rata per gli altri, dal prossimo primo gennaio, portando l’età pensionabile a 60 anni per chi è stato parlamentare per più di una legislatura e a 65 anni per chi ha alle spalle una sola legislatura. Inoltre, su proposte di Rosy Bindi, è stata inserita nel regolamento un clausola che prevede la possibilità per ogni deputato di concordare un trattamento pensionistico “meno favorevole” per se stesso. Il presidente della Camera Gianfranco Fini al termine dell’Ufficio di presidenza ha dichiarato: “Convocherò entro il 30 gennaio l’Ufficio di presidenza per deliberare sulle nuove forme retributive” per i deputati “e su tutte le altre voci di spesa relative ai servizi ad essi fino a oggi garantiti”, come il rimborso per i collaboratori.

Per molti deputati” ci sarà un “differimento fino a 10 anni della percezione dell’assegno vitalizio”, spiega la Camera in una nota. L’Ufficio di presidenza ha deciso ”l’applicazione a tutto il personale della Camera del sistema previdenziale previsto per la generalità dei lavoratori dalla manovra economica”. ”Gli indirizzi adottati prevedono:– l’estensione a tutti i dipendenti, con il sistema pro rata, dell’applicazione del calcolo contributivo a partire dal 1° gennaio 2012; – l’innalzamento a 66 anni del requisito dell’età anagrafica per il conseguimento della pensione di vecchiaia”.

Il consiglio di presidenza del Senato ha deliberato all’unanimità la riforma dei vitalizi. Lo ha annunciato il presidente Renato Schifani al termine della riunione che si è protratta per oltre due ore a palazzo Madama. “La riforma è stata varata all’unanimità, secondo i criteri noti: 60 anni per i senatori che hanno accumulato più di due legislature, 65 con una sola legislatura”.

“C’è stato un ampio dibattito ma anche piena condivisione per le nuove regole, in modo che il Parlamento sia sempre più in sintonia con il Paese. A breve, alla ripresa dei lavori, d’intesa con la Camera, ci occuperemo dell’adeguamento delle indennità parlamentari ma lo faremo senza arrenderci – ha concluso Schifani – alle pericolose e irragionevoli spinte dell’antipolitica. Perché, a questo, non possiamo sicuramente arrenderci”.

Le due principali modifiche, insieme alla revisione dei limiti di età per accedere alla pensione, contenute nel nuovo regolamento approvato dal Senato sono l’adozione del sistema di calcolo contributivo sui vitalizi a partire dal 2012 e la diaria legata alla presenza in commissione e non più solo alle sedute d’aula.

Riguardo ai vitalizi, dal 1° gennaio 2012 il trattamento previdenziale dei senatori sarà basato sul sistema di calcolo contributivo vigente per i dipendenti pubblici. Il diritto alla pensione, si legge in un comunicato, sarà maturato a 65 anni con almeno 5 anni di contribuzione; per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico viene diminuito di un anno fino a un limite inderogabile di 60 anni. Ai senatori in carica alla data del 1° gennaio 2012, nonché ai parlamentari che avevano esercitato il mandato elettivo e che siano successivamente rieletti, si applica un sistema pro rata, determinato dalla somma della quota di assegno vitalizio maturato alla data del 31 dicembre 2011, secondo i Regolamenti in vigore, e di una quota corrispondente all’incremento contributivo riferito agli ulteriori anni di mandato parlamentare esercitato. Per quanto riguarda gli ex senatori che attualmente non percepiscono il vitalizio, essi, continua il comunicato, dovranno attendere l’età di 65 anni se in possesso di una contribuzione corrispondente a 5 anni di mandato parlamentare. Anche in questo caso l’età richiesta è diminuita di un anno per ogni anno di contribuzione oltre il quinto, con il limite massimo di 60 anni.

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